davanti
dietro di lato s’ allunga
si spezza se riflessa
in acqua mutilato corpo
mi ripete
negativo di me profilo
esangue
finché vita
avrà
da estrema obliqua luce
davanti
dietro di lato s’ allunga
si spezza se riflessa
in acqua mutilato corpo
mi ripete
negativo di me profilo
esangue
finché vita
avrà
da estrema obliqua luce
nel momento del distacco dirai
forse impropriamente
è mancato – invece d’ un accorato
ci abbracceremo nell’ altra dimensione
mancato sì alla scena
del mondo
com’ è giusto per l’ ordine delle cose
apparenti
la stella nana la formica
si perde
armonia nel rifare una nuova
poesia da una datata:
ne risulta un vaso incrinato
allo stesso modo ogni
esemplare è intoccabile:
è dall’origine
della foglia la foglia- madre
come la pensò Iddio –
così la parola
così la natura
toccare i geni è una bestemmia
che sale al Cielo
uscire di forza
dal nightmare bucando l’aria –
la riuscita
se in parte è già tanto: trovarsi
nel letto della vecchia casa
d’infanzia
sogno dentro il sogno
Il mio respiro
Nei miei sogni profondi
la terra piange
sangue
Le stelle sorridono
nei miei occhi
Se vengono persone
con domande multicolori
andate da Socrate
rispondo
Il passato
mi ha composto in versi
io ho
ereditato il futuro
Il mio respiro si chiama
adesso
*
Io
sono
un corallo
nel mare dei
ricordi
e attendo
il vento
Principessa
pescami
su
mettimi al collo
Sarebbe
la mia fortuna
*
Madre lingua
Mi sono
tramutata in me
di attimo in attimo
smembrata fatta a pezzi
sul sentiero di parole
madre lingua
mi ricompone
mosaico di persone
*
Madreterra
La mia patria è morta
l’hanno sepolta
nel fuoco
Io vivo
nella mia madreterra
la parola
*
Il cielo
Ha dismesso le sue maschere
Nuvole notturne impediscono
Alle stelle
Di vedere
La sorella terra
Lui sogna
che il suo nero infinito
porti il lutto per il sole
sogna gli uomini sulla terra
che lo sognano azzurro
Nel buio impenetrabile
conta le sue abitazioni
devono essere sette
ma non è così
infinitamente di più
Lui conta all’infinito.
(Rose Ausländer, traduzione di Anna Maria Curci)
da: https://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2010/04/05/la-parola-terra-materna-rose-auslander/
aprii la valigia
era piena di libri e di sogni
di vaghe nuvole e stanche lune
gli chiesi se leggesse poesie
arricciò il naso: –non mi nutro di quella
“manna” il mio cielo è di pietra e
non ne vedi angeli affacciarsi
né madonne
–non siamo -noi due-
della stessa razza
io
da opportunista
nello scrigno non porto chimere
i dolci animali d’acqua terra e cielo
a volte evanescenti prendono forma nelle nuvole
nel mare del cielo un tonno guizzante
assume sembianze sull’onda lucente
il bimbo sogna guardando estasiato
ippogrifi e delfini in lenta sequenza
pende dalle labbra del nonno che gli parla di quando
noè trasse in salvo dal diluvio tutte le specie